Il cliente che vuole spingere la vendita di un prodotto nel mondo reale quotidiano compra spazi pubblicitari sempre più grandi, collocati in punti strategici, con la speranza che i suoi possibili clienti lo notino meglio e corrano ad acquistare il suo prodotto. Sul web non funziona diversamente. "Se non può essere grande almeno che sia lampeggiante". Non potendo occupare con spazi pubblicitari più di un certo numero materiale di pixel in una schermata chiedono e richiedono all'esasperazione che l'elemento attiri l'attenzione, catturi l'occhio vagante con l'ammiccamento telematico. Il banner lampeggiante sembra fare l'occhiolino all'utente.
Peccato però che un cartellone pubblicitario è efficace se viene posto ad una certa distanza da un altro. Lo stesso vale per i banner. Tanti elementi che lampeggiano sincroni o asincroni in una pagina web non creano altro che confusione.
L'utente del web inoltre ormai è assuefatto a questi elementi di disturbo e la sua mente semplicemente li "cancella". Avverte il disturbo ma non l'informazione in esso contenuta. Si tratta di ciò che Nielsen definisce "attenzione selettiva". In pratica semplicemente qualsiasi elemento lampeggiante viene ignorato.
Le ripercussioni sono evidenti. Dal punto di vista di un elemento pubblicitario ha fallito perché invece di attrarre infastidisce. Da un punto di vista informativo i contenuti non vengono trasferiti al target.
Ancora più grave è il caso di veri e propri contenuti informativi presentati come banner. Niente di peggio che informare gli utenti della data o dell'orario ad esempio di un concerto inserendo l'informazione in un riquadro lampeggiante. Benché si tratti di un legittimo elemento di design esso, per sua stessa natura, verrà ignorato.
Per approfondire l'argomento su quali possano essere oltre ai banner altri elementi di disturbo nella fruizione di un sito leggi l'omonimo articolo pubblicato su HTML.it.
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